Dante

Dante gy mimen nexaúpR 02, 2010 6 pagos DANTE -A GUIDO CAVALCANTI Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento e messi in un vasel, chlad ogni vento 4 per mare andasse al voler vostro e mio; SI che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, 8 di stare insieme crescesse ‘l disio. E monna Vanna e monna La ia oi con quella ch’ê sul n 11 con noi pones e quivi ragionar sem e ciascuna di lor foss orfi to View 14 sl come i’ credo che saremmo noi. 1) Guido… io: Guido, io vorrei che tu, Lapo e io fossimo rapiti presi) per incantesimo e messl su un vascello (vasel, In origine diminutivo di «vaso»; qui designa la nave magica di mago Merlino, di cui si parla nei romanzi arturiani, e sulla quale si vive continuamente nella gioia e nel divertimento) che andasse per mare, qualunque fosse il vento (ad agni vento) obbedendo solo alla nostra volontà (al voler vostro e mio), in modo che (si che) la tempesta (fortuna, latinismo) o altro tempo avverso (rio) non potessero esserci di intralcio (dare impedimento), ma al contrario, vivendo noi sempre insieme in un’unica volontà (in un talento), rescesse sempre piü il desiderio (disio) di stare insieme. II Pasci de’ Bardi, anch’egli in contatto con Dante. ) E monna… incantatore: E poi il buon mago (incantatore) mettesse (ponesse) insieme con noi madonna (monna) Vanna (la donna amata da Cavalcanti, ncordata anche nella Vita nuova [qWG1 2]) e madonna Alagia (Lagia, la donna amata da Lapo), insieme con quella donna che occupa il trentesimo posto (con quella ch’ê sul numer de le trenta). Dante aveva scritto un’epistola in versi (ora perduta) che elencava le sessanta piú belle donne di Firenze. Non si sa chi fosse la trentesima, ma non era certo Beatrice, che occupava il nono posto (cfr. Vita nuova, cap. VI); ? possibile che si trattasse della prima donna dello schermo [q»‘G4]. 3) e quivi… aremmo noi: e su quel vascello (quivi) parlare (ragionar) sempre d’amore, e ciascuna di loro fosse contenta, cosi come credo che lo saremmo noi. G17 – Analisi del testo Livello metrico Sonetto con rime incrociate nelle quartine e invertite nelle terzine, secando lo schema ABBA, ABBA, CDE, EDC. Questo schema metrico, frequente in Cavalcanti e spesso ricorrente nelle poesie della Vita nuova [G6b, GIO, Gl 35], presenta nelle quartine una errata omofonia tra le rime. Nella prima terzina si succedono invece tre versi privi di rima, che vengono poi specularmente riproposti dalla seconda terzina; tra le due rime in C sono interposti ben quattro versi.

Ma I’effetto di rottura dell’omofonia e in questo sonetto temperato dagli stretti rapporti che legano le rime in A delle quartine (-io) e le rime in C delle terzine (che presentano le stesse vocali in ordine invertito: -oi) e, ancor piü chiaramente, dalla somiglianza tra le rime in B delle quartine (- ento) invertito: -oi) e, ancor piü chiaramente, dalla somiglianza tra le ime in B delle quartine (-ento) e le rime in D delle terzine (-enta, con variazione della sola vocale finale). Livello lessicale, sintattico e Stilistico Tema del componimento il desiderio, il sogno: lo testimoniano, tra l’altro, parole-chiave come «talento» (v. 7) e «disio» (v. 8), o una parola come «contenta» (v. 3) che si riferisce alla realizzazione del desiderio. La rappresentazione della situazione desiderata é introdotta dal condizionale «vorrei» del v. 1, dal quale discende una catena sintattica rigorosissima, che si snoda lungo due proposizioni oggettive coordinate (vv. -3), da cui dipendono (oltre alla relatlva dei w. 3-4) le due consecutive della seconda quartina («ultima delle quali regge a sua volta due altre subordinate: «vivendo sempre in un talento» e «di stare insieme»). sempre il «vorrei» del v. 1 a governare sintatticamente gli infiniti e i congiuntivi delle terzine (vv. 9-13), benché queste siano divise dai versi precedenti da un punto fermo.

Tale rigorosa e logica costruzione sintattica non impedisce perb che il sonetto assuma un’andamento sognante, inducendo il lettore a perdersi nella contemplazione delle singole immagini e situazionl. Gli espedienti sintattici che concorrono a generare questa impressione sono essenzialmente tre: 1) L’uso del polisíndeto (la congiunzione «e» ricorre per ben sette volte) guida il lettore a soffermarsi, piü che sull’impianto logico- sintattico del sonetto, su ciascuno dei singoli oggetti del desiderio; questi balzano cosl nettamente in primo piano, prevalendo sulla tessitura logica del discorso. L’effetto 31_1f6 questi balzano cosi nettamente in primo piano, prevalendo sulla tessitura logica del discorso. L’effetto di rallentamento contemplativo del ritmo particolarmente sentito nel secondo mistichio del v. («che tu e Lapo ed io»), in cui le congiunzionl si inseriscono in un tessuto verbale fatto di parole brevi, monosillabe o bisillabe, inducendo il lettore a indugiare su ciascuna di esse. 2) Nella prima terzina i nomi e riferimenti alle donne desiderate occupano i primi due versi, e precedono, per anastrofe, il verbo che li regge («ponesse», v. 11, a sua volta retto da worrei», v. 1). Anche in questo caso, il primo piano occupato dagli oggetti del desiderio che prevalgono sulla tessitura logica del discorso. 3) congiuntivi e gli infiniti della seconda terzina (ma anche il ?ponesse» del v. 11), pur essendo sintatticamente dipendenti da «vorrei», possono essere letti autonomamente. Le due terzine assumono in tal modo un valore esclamativo-desiderativo.

L’uso del congiuntivo in questa funzione assai comune nella lingua parlata; quanto all’infinito, va ricordato che questo modo verbale à frequentemente utilizzato per descrivere le situazioni piacevoli in un genere di poesia di ascendenza provenzale, il plazer (in cui si elenca una serie di situazioni gradevoli che ci si augura di vivere), al quale qui Dante evidentemente si rlfà. Livello tematico II sonetto, che Oltre al plazer provenzale riprende come si visto elementi della narrativa arturiana in lingua d’oil (la nave incantata di Merlino), riassume alcune delle tematiche che caratterizzano quella cerchia di poeti che successivamente (a partire dalla nota definizione caratterizzano quella cerchia di poeti che successivamente (a partire dalla nota definizione del Purgatorio dantesco) sarebbero stati designati come «stilnovisti». Tra queste principalmente: 1) II tema di un’amicizia esclusiva, risewata a pochi spiriti eletti, isolati dai condizionamenti della realtà storico-sociale.

La ituazione immaginata nel sonetto infatti ambientata in un contesto del tutto atemporale (non a caso ricorre due volte, ai vv. 7 e 12, l’avverbio «sempre»), al quale fa riscontro uno spazio indeterminato e privo di confini (un mare attraversato magicamente, muovendo il vascello secondo il proprio volere e a dispetto degli agenti atmosferici). Quesrisolamento dal resto del mondo spiega anche la presenza di riferimenti comprensibili solo a un ristretto numero di eletti (come l’accenno alla donna «ch’é sul numer de le trenta»). 2) La centralità esclusiva del tema amoroso («e quivi ragionar empre d’amore», v. 12), che come ben sappiamo distingue nettamente la poesia stilnovistica dalla precedente esperienza siculo-toscana. ) Un ideale di progressivo raffinamento ed elevazione, in cui si vive in perfetta concordia (v. 7) e in cui l’appagamento della voglia «di stare insieme» produce una voglia ancora maggiore (v. 8), in una sorta dl «circolo wrtuoso» in cui il desiderio cresce su se stesso. Nel complesso, il sonetto presenta una struttura circolare e un andamento centrípeto: il soggetto del desiderio in primo piano all’inizio («i’ vorrei») e torna in primo piano alla fine («i’ redo», v. 14); la parte centrale risulta invece occupata dagli oggetti del desiderio. II ritmo spesso ternario («tu e Lapo ed io», occupata dagli oggetti del desiderio. II ritmo spesso ternario («tu e Lapo ed io», v. ; «e monna Vanna e monna Lagia poi / con quella ch’à sul numer de le trenta», w. 9-10). tre poeti, cui fanno da riscontro le tre donne (su un piano di sostanziale parità, come puà vedersi dai due versi finali), aspirano ad una perfetta concordia di intenti, che cementi il loro sodalizio in una superiore unità spirituale: «al voler vostro e mio», v. ; «vivendo sempre in un talento», v. 7. Non sembra azzardato leggere, anche in questi elementi di strutturazione e di ritmo, alcuni richiami simbolici: il numero tre, Punità del molteplice e la circolarità della struttura richiamano infatti un modello di vita perfetta, chiusa in se stessa e non bisognosa di confronto con il mondo esterno.

II sonetto rappresenta insomma «l’ideale di una schiva esigenza d’isolamento nella concordia di pochi»2, al riparo dalle tempeste della realtà storica. 1 Al genere del plazer appartiene un altro sonetto di Dante, non ompreso in questa antologia, di cui riportiamo i primi 6 versi: «Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare, / lepri levare, ed isgridar le genti, / e di guinzagli uscir veltri correnti, / per belle piagge volgere e imboccare // assai credo che deggia dilettare / libero core e van d’intendimenti»; troviamo anche in questo caso la posposizione della reggente rispetto alle infinitive soggettive, con analogo effetto di collocazione in primo piano degli oggetti del desiderio. 2 Nicolà Mineo, «Dante», in Letteratura italiana Laterza, diretta da Carlo Muscetta.